Acqualagna, sfruttava i suoi connazionali nella produzione di abbigliamento: custodia cautelare in carcere per un cittadino cinese

Nella mattinata, a conclusione dell’attività di indagine condotta dai Carabinieri del NIL (Nucleo Ispettorato del Lavoro) di Pesaro e Urbino, in collaborazione con i colleghi della Stazione Carabinieri di Cagli (PU), coadiuvati nella fase esecutiva dal Comando Arma di Acqualagna (PU) e GDF di Urbino, è stata data esecuzione alla misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di 1 cittadino di nazionalità cinese, residente nel Comune di Acqualagna (PU), responsabile del reato di intermediazione illecita di manodopera e relativo sfruttamento in violazione dell’art. 603 bis C.P. (sfruttamento del lavoro), commesse nei confronti di numerosi cittadini extracomunitari di origine cinese.

Il provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Urbino, su richiesta della locale Procura, trae origine da un’attività investigativa avviata e condotta, a seguito di un accesso ispettivo effettuato congiuntamente a personale del Comando Stazione di Cagli (PU), AST di Urbino (PU), nel gennaio 2021 presso la sede di azienda operante nel settore tessile. L’indagato, approfittando dello stato di bisogno di cittadini immigrati di cittadinanza cinese, reclutati fra persone in cerca di lavoro, ed in condizioni di indigenza, vulnerabilità e di estremo bisogno di lavorare e/o guadagnare, per la sopravvivenza propria e dei loro famigliari nel paese di origine, ovvero di avere un contratto di lavoro in grado di garantire loro l’opportunità del rilascio del permesso di soggiorno, utilizzava ed impiegava manodopera, in regime di sfruttamento. Il volume d’affari accertato, di oltre 700 mila euro (dal Maggio 2018 al Dicembre 2020), sviluppato con un numero piuttosto esiguo di personale utilizzato, ha, sin da subito, insospettito la p.g. operante. Si è verificato che il personale utilizzato ha effettuato turni di lavoro ben oltre il limite orario di lavoro consentito, ovvero ben oltre le 48 ore settimanali.

Inoltre dagli schedari INPS si desumeva che il personale veniva impiegato al lavoro, nel corso degli anni 2019/2020/2021, con retribuzioni imponibili irrisorie.

Gli accertamenti condotti dai Carabinieri dei NIL di Pesaro-Urbino hanno consentito di accertare di in maniera esaustiva come i lavoratori fossero sottoposti a condizioni alloggiative degradanti, in quanto dimoranti, dopo l’espletamento dei turni, nel medesimo ambiente di lavoro, all’interno dei locali aziendali tutti siti all’interno del laboratorio e nello specifico all’interno di loculi abitativi ivi ricavati, quasi privi di mobilia in pessimo stato d’uso e totale degrado, privi di riscaldamento e in pessime condizioni igienico sanitarie.

L’indagato, violando altresì le norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, evidenziando la mancata attuazione di ogni strumento per garantire la sicurezza dei lavoratori dipendenti, ha reiterato nel tempo condotte in palese violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, ed in particolare ai periodi di riposo e/o pause.

Un modus operandi consolidatosi nel tempo quello accertato dagli inquirenti, frutto di quasi due anni di indagini che hanno consentito di far emergere un fenomeno, quello dello sfruttamento del lavoro connesso con la prevenzione infortuni sul lavoro di assoluta attualità, posto che dalla mancata osservanza delle norme deriva una concorrenza sleale che “inquina” il tessuto economico, generando delle sacche di illegalità e consentendo l’applicazione di tariffe “fuori mercato”, palesando una vera e propria attività di caporalato nell’ambito del settore tessile a basso costo.

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