I Marchigiani? Lavoratori e legati al cibo. A differenza del luogo comune che vede i Marchigiani come chiusi e diffidenti, gli abitanti della regione si raffigurano invece come socievoli, calorosi e divertenti. L’89% degli intervistati dichiara senso di appartenenza alla propria regione, sentimento più forte anche rispetto al sentirsi italiani (81%). A far eccezione è la provincia di Pesaro e Urbino, dove l’appartenenza alla regione è più tenue (78%). A conferma di ciò alcuni intervistati pesaresi ammettono, con amarezza, di sentirsi piuttosto dei “romagnoli mancati”. Più debole il senso di appartenenza all’Europa che comunque coinvolge più della metà del campione e sale al 66% tra gli studenti, tra i più istruiti e tra chi vive nelle grandi città marchigiane. Sigma Consulting nel suo ultimo rapporto Osom analizza il senso di appartenenza dei Marchigiani al proprio territorio.
La classifica delle regioni più amate/odiate dai Marchigiani La classifica delle regioni più amate dai Marchigiani (quelle dove, se si potesse scegliere anche solo per gioco, uno vorrebbe vivere) vede al primo posto proprio le Marche, in forte crescita rispetto alla rilevazione dello scorso anno. Il 55% degli intervistati indica la regione di Leopardi, Rossini e Raffaello come quella in cui si vorrebbe vivere se si potesse scegliere il territorio ideale. Al secondo posto troviamo l’Emilia Romagna (24%), regione per certi aspetti simile alle Marche e che comunque ha saputo rappresentare a livello nazionale un connubio perfetto tra tradizione culinaria, benessere, industria e turismo.
Sud Italia spaccato in due e il “caso” Lombardia Tra le regioni nelle quali, invece, non si vorrebbe proprio vivere spiccano le altre regioni del Mezzogiorno. Sono infatti tutte del Sud le prime quattro regioni meno desiderate dai Marchigiani: Calabria (37%), Campania (35%), Basilicata (18%) e Molise (15%). Dalla ricerca emerge quindi un Sud Italia spaccato in due: da un lato Sicilia e Puglia, che entrano nella TOP 5 delle regioni preferite dai Marchigiani, essendo riuscite verosimilmente a valorizzare le proprie ricchezze paesaggistiche e naturalistiche (tendenze confermate anche dalla crescita costante degli ultimi dieci anni dei flussi turistici, specialmente verso la Puglia). Dall’altro lato, invece, le restanti regioni del Sud, zone che restano altamente “problematiche” e lontane dalle preferenze dei Marchigiani. Al quinto posto troviamo invece la Lombardia, unica regione del Nord che compare nella TOP 5 delle meno desiderate. Ciò era accaduto anche nelle precedenti rilevazioni, segno di una convinzione diffusa e radicata negli orientamenti dei Marchigiani. A pesare, probabilmente, è la percezione della Regione quale ambiente frenetico, con problemi di inquinamento e caratterizzato da un clima nebbioso e da abitanti freddi e chiusi in se stessi. Inoltre, non è da sottovalutare la distanza tra le “piccole” Marche, regione “a misura d’uomo”, e la “grande” Lombardia, dominata da grandi città e in cui l’individuo ha paura di perdersi.
L’identità territoriale e il senso di appartenenza Per quanto riguarda il senso di appartenenza che i Marchigiani manifestano nei confronti di alcuni ambiti territoriali, il livello più elevato si riscontra proprio nei confronti della propria regione: l’89% dei rispondenti sente di appartenervi “molto” o “abbastanza”, percentuale che però varia sensibilmente tra le varie province della Regione. A sentirsi più Marchigiani sono gli abitanti delle province di Fermo (98%), Macerata (96%) ed Ascoli Piceno (91%). Valori significativamente più bassi si riscontrano nella parte settentrionale della regione, in particolare a Pesaro-Urbino (78%); analizzando le risposte degli intervistati alle domande aperte emerge come gli abitanti della provincia simpatizzino più per la Romagna ma si sentano in qualche modo esclusi sia dall’identità marchigiana che da quella romagnola. Alcuni intervistati si sentono “romagnoli mancati… per poco” o rispondono con un briciolo di amarezza “sei pesarese quindi non sei marchigiano, ma non sei nemmeno romagnolo…”.
Forte il senso di appartenenza alla propria città (86%) e all’Italia (81%) anche se in calo rispetto all’ultima rilevazione. Più indietro l’appartenenza al Centro Italia (80%) e alla propria provincia (79%).
Il senso di appartenenza all’Europa Merita un focus a parte l’appartenenza all’Europa. Gli intervistati che sentono di appartenervi “molto” o “abbastanza” sono il 52%, in calo rispetto allo scorso anno ma in leggero rialzo rispetto alle rilevazioni precedenti. Ciò può essere dovuto agli strascichi di mesi dominati dalle tensioni con Bruxelles, dalle uscite di alcuni commissari europei giudicate inopportune da molti esponenti della politica italiana, alla lunga trattativa sulla legge di bilancio, fino al recente scontro tra il Governo italiano e Macron, considerato nelle percezioni di molti come il maggior rappresentante dell’establishment europeo. E’ interessante notare come l’appartenenza alla comunità europea si stratifichi in base al livello di istruzione, alla condizione nella professione e al luogo di residenza. In particolare, si sentono maggiormente europei i più istruiti e gli studenti (entrambi 66%), a dimostrazione del fatto che i programmi di mobilità internazionale (es. Erasmus) sono molto apprezzati dai giovani e sono tutt’ora quelli che hanno funzionato meglio. L’appartenenza ad una Comunità più grande e inclusiva è un’opportunità ma per renderla tale occorre saperla cogliere. Più distanti dall’identità europea sono invece coloro che hanno un’età compresa tra i 30 e i 39 anni (45%) e le casalinghe (35%).
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